28 gennaio 2009

Sogno n. 52

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Sto salendo la strada a gradini di un paese di montagna. Con me c'è una mia cugina che mi assomiglia al punto che sembriamo gemelle. Lei vuole che io cammini più veloce e per questo mi spinge da dietro, ma io mi accorgo che, così facendo, lei rallenta la mia andatura anziché accelerarla. Allora le dico di smettere di spingermi e mettermi fretta. A quel punto, stranamente, io comincio a salire velocissima e quasi senza sforzo.

Interpretazione

Nella seduta in cui mi racconta questo sogno, per l'ennesima volta la sognatrice manifesta il suo disappunto e la sua delusione perché i benefici della terapia tardano ad arrivare. Lei, come tanti altri pazienti, vorrebbe che l'analisi procedesse più veloce ma, volendo accelerare i tempi, finisce invece col ritardare il processo di guarigione. Il suo inconscio, però, sa come stanno veramente le cose e le manda un messaggio esplicito ed inequivocabile. Le dice: "Se vuoi fare in fretta, non avere fretta!".
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La cugina che vuole farla camminare più in fretta rappresenta la parte della sognatrice stessa che manifesta impazienza, infatti si assomigliano così tanto da sembrare addirittura gemelle.
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Questi pazienti, invece di camminare, si fermano ad ogni piè sospinto per protestare che la strada è lunga. Non si rendono conto che, così facendo, ritardano ancora di più il momento dell'arrivo a destinazione. Si tratta di una delle tante forme di difesa conosciute dalla psicoanalisi. Difesa che mette a dura prova la pazienza del terapeuta perché produce continue richieste di guarigione accompagnate però dal rifiuto di "andare a guardare lì dentro".
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In alcuni casi, invece, un comportamento del genere da parte del/della paziente può avere lo scopo di frustrare il terapeuta sbattendogli in faccia la sua incapacità professionale di procurare la guarigione. Una volta, per esempio, una donna mi confessò che pagava (profumatamente) il suo psicoterapeuta solo per procurarsi la soddisfazione di dimostrargli che era una "testa di ca...o", letteralmente. La psiche umana a volte è davvero complicata!
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In questo caso particolare l'intenzione era cosciente, in altri casi invece il paziente (o la paziente) non si rende conto di mirare a questo scopo. Questi sono i casi più difficili da trattare insieme con quelli in cui la sofferenza serve a compensare un forte senso di colpa. Sono i più difficili perché, in un modo o nell'altro, "si ha bisogno della malattia" perciò non ci si può permettere di perderla.
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Tornando alla paziente del sogno descritto sopra, il suo atteggiamento nei confronti dell'analisi è rappresentato molto bene anche nel sogno che segue.

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