29 gennaio 2010

Sogno n. 114

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Sono in una stanza con poca luce e con me ci sono i miei familiari. La nostra vita si svolge in quella stanza e lì comincia il terrore: dalle pareti escono, una alla volta, le anime di persone morte che ci assalgono penetrandoci dentro. Tutti urlano per la paura che incutono quegli esseri.
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Ad un certo punto decidiamo di allontanarci da quel posto e un sacrestano si offre di accompagnarci con la sua macchina in un luogo molto piacevole, ma il mio tutore morale (un prete alto, con la tonaca, molto severo) mi ordina di non andare e fa di tutto per trattenermi. Saliamo di corsa sulla macchina del sacrestano, sempre rincorsi dal prete il quale si attacca al parafango per rallentare la macchina, intimandomi sempre di fermarmi perché deve punirmi. Io sono disposta a farmi punire, ma prima voglio andare in quel posto molto piacevole. Il prete, però, non c'è verso che ci lasci in pace. La macchina procede lentissima e sta per finire la benzina. Riusciamo a fare rifornimento ma procediamo sempre molto lentamente.

Interpretazione

Qui vediamo rappresentato il conflitto drammatico tra le pulsioni tendenti al piacere (in ogni senso) e un Super-Io ipertrofizzato, severo, dispotico, punitivo.
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È in atto un processo di liberazione che riesce a trovare l'energia necessaria per alimentarsi, ma il tutto evolve con esasperante lentezza. In questa fase dell'analisi ancora non si sa come si concluderà la vicenda. Il momento fotografato dal sogno è molto critico e delicato pertanto occorre molta cautela, il terapeuta deve assicurarsi che il paziente faccia un passo avanti solo quando le sue gambe saranno sufficientemente irrobustite cioè quando il suo Io sarà forte abbastanza per integrare le pulsioni che spingono dal profondo per fare la loro comparsa a livello cosciente.
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La poca luce che c'è nella stanza in cui la sognatrice vive con i suoi familiari sta ad indicare sia la condizione poco piacevole della loro esistenza sia il grado di consapevolezza solo parziale della situazione.
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La parte di lei che la spinge verso il piacere è rappresentata da un sagrestano. Quella che invece la trattiene e le ordina di non andare nel posto piacevole è un prete. Poiché nella vita reale i sagrestani dipendono dai preti, è facile dedurne che, nel momento in cui la paziente ha fatto il sogno, la bilancia del potere era a favore della componente psichica che inibisce le pulsioni.

23 gennaio 2010

Sogno n. 113

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Nella nostra stanza da pranzo c'è un'atmosfera triste. Mia madre sta con un sacerdote severo, di quelli all'antica, che vuole far pregare tutta la famiglia. Inizia con mia madre, chiude le finestre e inizia a confessarla con severità. Mia madre mi sembra stordita e il prete mi sta veramente antipatico per cui, senza dare nell'occhio, mi avvio verso l'uscita, ma mia sorella mi dice che il prete deve confessare anche me in quanto le mie gravi colpe sono la causa della mancanza di salvezza per mia madre. A me questa sembra una grande fesseria perché so di non avere colpe, so che non c'entro niente col malessere che colpisce mia madre e, poi, i sacerdoti che giudicano e condannano io non li posso vedere. Allora scappo, ma il prete comincia a corrermi dietro. Corro parecchio, il prete non vuole lasciarmi stare.
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Interpretazione
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Il prete qui rappresenta il Super-Io cioè l'istanza interna che giudica e punisce. Apparentemente la sognatrice ha un modo di interpretare la situazione del tutto diverso da quello del prete. In realtà, dal momento che il sogno l'ha fatto lei, i sensi di colpa stanno al suo interno e la perseguitano senza concederle tregua.
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Da notare che il Super-Io non esita a ricorrere alla minaccia e al solito ricatto che fa leva sul senso di colpa: se lei rifiuterà di confessarsi, la madre non si salverà. In questo caso il Giudice interno è spietato, non dà tregua.
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Di positivo nel sogno c’è il fatto che la sognatrice non si identifica con il giudice interno, anzi lo giudica antipatico e fa di tutto per sottrarsi alla sua influenza. Ma l’unico modo per riuscirci non è SCAPPARE come fa lei nel sogno. Bisogna invece andare alla ricerca - sempre con l’aiuto dei sogni e non “razionalizzando-ruminando” - dei motivi che hanno fatto scattare i sensi di colpa. Solo in questo modo il Giudice interno può perdere la sua spietatezza. Nel caso di questa sognatrice, i motivi di cui stiamo parlando erano legati alla masturbazione e alle fantasie erotiche che l'accompagnavano.

18 gennaio 2010

Sogno n. 112

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Sto al mare e c'è un'atmosfera allegra. Sono con mio padre e prendiamo il sole. C'è tanta gente e il mare è favoloso. Dentro di me nasce una forte voglia che però ho paura di confessare a mio padre: voglio togliermi il costume e prendere il sole nuda. Tuttavia il desiderio supera la paura e vado da mio padre anche se immagino già un severo rifiuto da parte sua. Infatti mi dice che non è morale, ma io insisto e alla fine arriviamo ad un compromesso: io mi godrò il sole nuda ma quando torneremo a casa dovrò essere pronta a ricevere tante energiche sculacciate. Io allora torno in spiaggia, mi tolgo il costume e sto veramente bene. Dopo torno a casa e ho in mano una bacchetta per essere sculacciata (so di avere commesso una colpa), ma resto molto male perché mio padre non vuole più punirmi. D'altra parte sono convinta che la punizione non sarebbe servita a niente perché ho intenzione di ripetere comunque quel comportamento.

Interpretazione

Qui troviamo innanzitutto l'esibizionismo, poi la figura del padre come autorità che proibisce o permette, rimprovera e punisce. In questo caso però la punizione è tale solo in apparenza in quanto la sognatrice nella vita reale si eccita sessualmente quando viene sculacciata. È per questo motivo che resta molto male quando scopre che suo padre non vuole più punirla.

E resta male anche per un altro motivo: la punizione le avrebbe consentito di neutralizzare il senso di colpa in quanto nel sogno lei associa le sculacciate al peccato-colpa, non al piacere sessuale. Un bell’intreccio di componenti psichiche, non c’è che dire.

Voi direte: "Ma insomma, le sculacciate rappresentano per lei una punizione o un piacere?". La risposta è: "Rappresentano sia l'una che l'altro" perché l'inconscio non conosce la contraddizione e può quindi permettersi questi strani giochetti che farebbero inorridire i cultori della logica.

Tralascio le implicazioni edipiche del sogno perché risultano meno evidenti agli occhi di chi non è smaliziato come deve essere uno psicoterapeuta.

11 gennaio 2010

Sogno n. 111

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Sento il desiderio di allontanarmi da tutti, di fare qualcosa di particolare e di proibito. Allora entro in un giardino seminascosto dalla strada, poi da lì entro in una casa dove c'è una signora che fa massaggi. Non voglio che si sappia che sto lì. Mi spoglio e la signora comincia a massaggiarmi. La stanza ha poca luce perché si trova in un seminterrato. Il massaggio è piacevole anche se doloroso.
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Cambia scena. Passo davanti una vetrina dove ci sono due donne bellissime che, però, hanno qualcosa di dubbio negli occhi cioè uno sguardo da persone bisessuali.
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Cambia scena. Entro di nuovo nella casa di prima ma questa volta il massaggio me lo fa un giapponese. Io sono distesa su un tavolo, nuda. Da una scala sale una persona vestita da suora e io sono contenta di vedere in quel luogo una presenza religiosa, ma il giapponese mi dice di stare attenta perché quella non è una suora, ma una creatura del male che vuole portarmi via. Dalla scala escono altri esseri vestiti da suore che mi lanciano addosso scintille nere per farmi del male e intrappolarmi. Io mi trovo a dovermi difendere da sola. C'è una massa di magma nero che vuole avvolgermi. Cerco il giapponese, lo trovo, ma lui si trasforma in un enorme demonio nero che si alza nel cielo.
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Mi sveglio per la paura.
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Nel sogno c'era un'atmosfera di erotismo. I guai sono cominciati quando mi sono svegliata: mi sono sentita SPORCA.

Interpretazione

In questo sogno le immagini e le situazioni sono molte e si susseguono con ritmo incalzante, ma possiamo riassumerle tutte dicendo che ci troviamo davanti il solito esempio di conflitto tra DESIDERI PROIBITI e GIUDICE INTERNO (Super-Io). Nel caso in questione i desideri sono rappresentati da fantasie erotiche inconsce di natura bisessuale che scatenano violenti sensi di colpa.
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In un primo momento la paziente cerca l’esperienza proibita e se la procura volontariamente. Nel seguito del sogno, invece, affiora e prevale il senso del peccato, del male, della minaccia, del pericolo, della paura.

6 gennaio 2010

Sogno n. 110

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Dall'appartamento adiacente al mio si affaccia una negra che comincia a parlare male dei precedenti inquilini e lo fa in un modo molto risentito insultandoli quanto più le è possibile.
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Io li difendo altrettanto animatamente perché so che si tratta di persone oneste e serie. Sento salire dentro di me l'indignazione e dico alla donna che, se c'è qualcuno da biasimare, sono proprio quelli della sua razza, ladri, sporchi, puzzolenti e rumorosi.
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È la prima volta che faccio uscire quello che sento cioè indignazione e rabbia, però quella lì mi ci ha proprio costretto.
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Interpretazione

La donna bianca (la sognatrice) è la coscienza. La donna negra rappresenta quella parte di noi che Jung chiamava OMBRA cioè la nostra parte negativa, quella che contiene i nostri difetti e i nostri limiti. È questa la ragione per la quale non vorremmo vederla e ci riesce difficile riconoscerla come una parte che ci appartiene. Anzi, la nostra prima reazione è quella indicata in questo sogno, teniamo assolutamente a distinguerci da quel concentrato di negatività.
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L’Ombra è una delle prime figure che si incontrano quando si intraprende il percorso che porta ad una migliore conoscenza della nostra componente profonda. Anche se all’inizio riesce difficile accettare l’idea, solo quando diventiamo capaci di riconoscerle un posto dentro di noi possiamo superarla e utilizzare per fini positivi l’enorme quantità di energia che invece di solito sperperiamo per difenderci da essa.
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Possiamo notare, infine, che in questo sogno l'Ombra è molto vicina alla parte cosciente in quanto l'appartamento della negra è ADIACENTE a quello della sognatrice. Significa che la strada da percorrere per arrivare alla integrazione dell'Ombra non è molta.