30 novembre 2014

Sogno n. 300 (bis)



Ricordo solo che stavo raccogliendo da terra del fango e della merda e mi ci cospargevo il viso. Non ricordo perché lo facessi, forse per nascondermi come fanno i soldati in guerra. Poi passavo da una casa grande a una piccola. Mi rendevo conto che dentro ci stavo male e che non potevo rimanere sempre dentro casa, per forza di cose sarei dovuto uscire se volevo vivere.

Interpretazione

Il sognatore è lo stesso che ha fatto il sogno n. 40 in cui, pur essendo alto, camminava sulle ginocchia per non farsi notare rispetto agli altri che erano più bassi di lui. Qui sono evidenziati tre elementi che erano assenti nel sogno precedente: 

  1. Non vuole essere notato perché si sente immerso in una situazione di guerra che lo costringe a difendersi e a mimetizzarsi. Questo ci fa ben capire che il sognatore sta vivendo la sua vita sentendola come estremamente pericolosa. 
  2. Insieme col fango, lui raccoglie da terra anche la “merda” e se la cosparge sul viso. Si tratta di un particolare molto importante perché mette in evidenza quanto il suo comportamento sia autolesivo e addirittura repellente. Una volta diventato cosciente di questo aspetto sgradevolissimo e perfino umiliante, il cambiamento quasi si impone automaticamente perché sta nella logica delle cose, per così dire. Se così non fosse vorrebbe dire che in questa persona è presente una componente masochistica che però non si è mai rivelata in nessuna forma e gradazione.
  3. Il danno che si procura da solo va molto oltre la sensazione sgradevole prodotta dalla merda cosparsa sul viso (non è espressa esplicitamente, ma anche questa sensazione sta nella logica delle cose). Infatti il suo comportamento produce una perdita secca consistente nel passare da una casa (personalità) GRANDE a una piccola cioè nel rinunciare a usare tutte le doti-capacità di cui peraltro sente di essere dotato. E a livello inconscio se ne rende perfettamente conto. Una volta "masticata" e assimilata questa consapevolezza, per il cambiamento nella vita reale è solo una questione di tempo.
PS - In queste mie interpretazioni uso spesso l'espressione "vita reale" per distinguerla dalla dimensione onirica. Lo faccio per distinguere i due livelli, ma non significa che la vita che si esprime nei sogni sia meno reale di quella che viviamo durante il giorno.



6 novembre 2014

Sogno n. 300


Due delinquenti arrivano a tutta velocità con una macchina rossa, potente e sfavillante. Li conosco tutti e due, uno è un delinquente noto a tutti, per l'altro invece mi sorprendo poiché mi era sempre sembrato un ragazzo di buona famiglia, lavoratore e tranquillo.

Arrivano davanti una casa che architettonicamente è bella, ma è abitata da altri delinquenti. Quando arrivano vanno a sbattere contro una macchina parcheggiata.

Io mi accorgo che in quella casa cominciano a volare degli oggetti, forse delle pentole, che fanno piangere un bambino di circa 10 anni perché è impaurito da quello che sta succedendo. Vicino al bambino c'è una persona che cerca di spiegargli come ci si deve comportare in una situazione del genere.

Io, dopo aver visto tutto questo, penso che non voglio più vivere in una città come quella, abitata da delinquenti, e voglio andare in un luogo tranquillo insieme con le persone alle quali voglio più bene.

Interpretazione

La persona che ha fatto questo sogno si trova ancora in una fase dell'analisi che precede quella illustrata nel sogno precedente. Qui la paura ancora non è scomparsa grazie alla scoperta della sua infondatezza. Qui la proiezione nel mondo esterno delle proprie parti cattive ancora sussiste e la sognatrice vede la soluzione solo nella fuga in un luogo tranquillo. Ancora non sa che i luoghi tranquilli non esistono in quanto i "delinquenti" stanno dentro di lei, pertanto la seguirebbero dovunque.

Sta scoprendo, inoltre, delle parti "cattive" nuove per lei, insospettate (il ragazzo di buona famiglia). Si tratta delle parti "rimosse" che stanno venendo a galla.

La paura che lei prova è simile a quella di un bambino spaventato dal prodursi di fenomeni di cui non sa spiegarsi l'origine. Vede gli effetti, ma ancora ne ignora le cause.

Il sogno ci fornisce anche un'indicazione significativa:  lei vorrebbe andare in un luogo tranquillo insieme con le persone alle quali vuole più bene. Vorrebbe proteggere quelle persone perché molto probabilmente sono le stesse che sono minacciate dalle sue pulsioni "cattive".

Qui sotto voglio riportare una riflessione fatta qualche tempo fa da una paziente. Non si tratta di un sogno, ma penso valga lo stesso la pena di riportarla poiché permette di farsi un'idea dei cambiamenti positivi della personalità che il lavoro sui sogni rende possibile.
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Sono stanca. Sento di vivere una vita che non mi appartiene. Vorrei lasciare la maschera di scena. Sono stufa del mio ruolo di comparsa. Vorrei cominciare ad essere l'attrice principale della mia vita.

Se mi fermo ad ascoltare il turbinio di pensieri che affollano la mia mente rischio di impazzire. Non ho un pensiero che sia veramente mio. Vivo degli avanzi degli altri, e spesso anche scadenti.

Sento il desiderio di affermarmi ma, prima di decidere qualsiasi cosa, vado a sbirciare nel sacco degli altri con la speranza di trovare un vestito che possa calzarmi alla perfezione. Ma i vestiti degli altri non saranno mai miei, prima o poi qualcuno busserà alla porta e me li chiederà indietro. Così resterò nuda. Non ho mai avuto vestiti miei. Quelli degli altri, che caparbiamente ho cercato di trattenere, mi sono stati strappati. A volte ho deciso di ridarli indietro io stessa perché non li indossavo più con disinvoltura. Allora il mio corpo ha cominciato a ribellarsi. Aveva freddo, si sentiva nudo, le viscere si contorcevano per la paura, la paura di sentirmi chiamata a spendere le mie risorse per acquistare un vestito nuovo.

Sono finalmente consapevole che i vestiti degli altri non possono andar bene per me, anche se per tutta la vita li ho usati senza rendermene conto. Adesso che ho capito, adesso che ho sentito la necessità di spogliarmi dei vestiti degli altri, mi ritrovo a dover decidere, io e solo io, quale vestito indossare.

Non sono abituata a scegliere e a gestirmi, allora la paura è l'unica emozione che sento. Mi copre, mi avvolge, mi afferra, mi strazia, mi uccide.  Sento che a fregarmi potrà essere solo la paura di non farcela.