27 settembre 2016

Sogno n. 311



Sono in una grande stanza squadrata, dal soffitto molto alto e con le pareti assolutamente bianche. Sulle pareti sono appesi pochi quadri non molto grandi e vi sono pochi mobili, anch'essi piuttosto piccoli rispetto alle dimensioni della stanza

L'impressione che si riceve è quella di un posto che è stato spogliato, disadorno, trascurato, ma non sporco poiché pareti e soffitto sono assolutamente bianchi. 

La sensazione nel suo complesso non mi piace, ma assisto alla scena passivamente, quasi schiacciata e non ho la forza di impedire alle persone, di cui si avverte l'andirivieni, di sottrarre altre cose.

Interpretazione
 
La casa rappresenta la personalità di chi sogna, lo ripeto per l'ennesima volta. 

Ho pubblicato altri sogni simili a questo, sogni in cui si manifesta la sensazione di essere "svuotati" da chi ci vive attorno.La sognatrice si rende conto (a livello inconscio) di quello che sta succedendo e se ne dispiace, ma non sa reagire perciò continua a subire il trattamento "vampiresco" che le riservano gli altri.

Parlando con lei ricevo la conferma di questa interpretazione: vorrebbe coltivare i propri interessi, pensare anche a se stessa, non lasciarsi sopraffare dalle richieste degli altri, ma non ci riesce e questo è fonte di frustrazione. Essendo persona di forti principii cattolici, è portata a pensare che dedicarsi di più a se stessa equivarrebbe ad essere "egoista". Ancora non le riesce di vedere che esiste la possibilità di contemperare le due esigenze con una giusta proporzione.


3 settembre 2016

Sogno n. 310



Ero al comando di un piccolo carro armato che sparava. Inseguivo i miei nemici e sparavo a più non posso. Riuscivo a bloccarli, ma era molto faticoso muovere la macchina e spesso i miei colpi erano inefficaci, come se fossero a salve. Facevo una grande fatica per avanzare e sparare. Avevo la sensazione che ci fosse qualcosa che mi rallentava.

Interpretazione

Anche qui, come nel sogno precedente, c'è una situazione di conflitto, ma lo scenario è molto diverso, non c'è più la fuga, c'è l'attacco compiuto personalmente cioè senza il ricorso a fattori esterni come la magia o le “canne”. Solo che il sognatore sente di non possedere tutta la potenza e l'efficacia che sarebbero necessarie per neutralizzare rapidamente il pericolo rappresentato dal nemico (il carro armato è piccolo e i colpi sembrano a salve). Lui riesce nel suo intento, ma deve fare molta fatica, c'è qualcosa che lo rallenta.

Il sognatore si trova in una fase di crescita più avanzata rispetto a quella in cui si trova chi fugge e chiede aiuto a ciò che sta all’esterno della propria persona, ma anche lui ha ancora altra strada da percorrere prima di arrivare al traguardo. Traguardo che è rappresentato dalla condizione in cui non è più necessario sparare contro il presunto “nemico” dal momento che questo è stato metabolizzato e integrato nella personalità.