Vado alla
mia seduta come di consueto, ma questa volta si svolge in una maniera del tutto
insolita, l'analista è in pigiama (sicuramente non della migliore qualità) e mentre mi parla va addirittura sul
terrazzo ed urina dentro un vaso di fiori. Io, dal
canto mio, mi agito continuamente sulla poltrona come fanno i bambini quando
non riescono a stare fermi.
Questa
nuova forma assunta dalla mia analisi non mi soddisfa. Anche se mi rendo conto
che il modo di fare dell'analista è amichevole, io lo preferisco vestito e
composto.
Come se
tutto questo non bastasse, nello studio entrano delle persone e lui le accoglie
in mia presenza come se niente fosse.
Cambia
scena.... mi ritrovo a fare analisi con un mio collega d'ufficio che è molto
autoritario. Lui ha preso il posto del mio analista, ma quando la seduta
finisce guardo l'orologio e mi accorgo che è durata solo mezz'ora. Lo faccio
notare al mio collega dicendogli che con il mio vero analista la seduta dura 45
minuti.
Alla fine concludo che la qualità delle sedute fatte col mio
analista è migliore. Non sono soddisfatta e penso anche che ritornerò da lui.
Interpretazione
All'inizio
dell'analisi, ed anche per un bel tratto di essa, il paziente ha bisogno di
pensare che il suo analista sia una persona "eccezionale" sotto tutti
i punti di vista perché solo così si sente rassicurato, protetto e fiducioso di
essere tirato fuori dai problemi. L'espressione "essere tirato fuori"
esprime bene la sua aspettativa. L'analista lo sa e sta al gioco perché si
rende conto che questo fattore rappresenta un potente aiuto nell'analisi,
almeno finché il paziente non comincia ad essere capace di camminare con le
proprie gambe.
A proposito
dell’immagine grandiosa dell’analista che il paziente si crea all’inizio posso
raccontare un aneddoto personale molto significativo. Qualche anno fa, una mia
paziente che si trovava all'inizio dell'analisi mi incontrò per caso al
supermercato. Ebbene, nella seduta
successiva mi disse: "È stato come se mi fosse crollato il mondo addosso.
È stata una delusione terribile!". L'analista non era più il mago-taumaturgo,
ma una banalissima persona che riempie il carrello della spesa come un uomo qualunque!
Il
passaggio dalla prima alla seconda fase è graduale perciò arriva sempre un
momento in cui il comportamento del paziente è un misto di "vecchio"
e di "nuovo", di bisogno di protezione e di voglia di indipendenza (è una fase analoga a quella che attraversano gli adolescenti). La
paziente in questione, nel momento in cui ha fatto questo sogno, stava
attraversando appunto questa fase intermedia in cui c'è un andare e venire tra
la figura dell'ANALISTA-PADRE-FORTE-GIGANTE-AUTORITARIO e quella
dell'analista visto come persona comune.
In questa
fase dell'analisi io cerco sempre di aiutare il paziente a smitizzare la mia
figura di analista cominciando a mostrarmi per quello che sono, cioè senza
l'aureola che lui mi ha messo in testa. E l'avevo fatto anche con
lei.
Nel sogno
la prima reazione della paziente a questo "nuovo" analista è quella
dettata dalla vecchia personalità infantile (mi agito continuamente sulla poltrona come fanno i bambini) che ha ancora bisogno del
rassicurante padre
FORTE-DIRETTIVO-AUTORITARIO. Il risultato è che rimane fortemente delusa e
va a cercarsi un'altra figura AUTORITARIA, quella del collega d'ufficio (che
già in molte altre occasioni aveva associato al padre).
Devo
ammettere che lei ha calcato un po' la mano nel descrivermi nella versione
"demitizzata" (l'analista è in
pigiama... sicuramente non della migliore qualità... e...
addirittura... urina dentro un vaso di fiori). In questa esagerazione
della paziente forse possiamo vedere la tendenza a ignorare le mezze tinte e a
percepire solo gli estremi: o sul trono o nella polvere.
La seconda
reazione della paziente si conclude con la decisione di tornare dal
suo analista, quello che lei, ad un certo punto, definisce come
"vero". Anche perché l'analista-padre le dedica meno tempo dell'analista effettivo.
Per
comprendere meglio questo sogno può essere utile sapere che, nella seduta che lo
aveva preceduto, per una serie di circostanze fortuite lei mi aveva sentito
parlare al citofono di una questione di banale e ordinaria amministrazione
quindi come un qualunque uomo che deve affrontare i normali
problemi della vita quotidiana. Sempre per lo stesso motivo, inoltre, ero anche
stato costretto a uscire dal mio studio insieme con lei e insieme avevamo anche
preso l'ascensore per SCENDERE al piano
terra dall'undicesimo piano dove si svolgono le sedute. Ci voleva poco per associare tutto questo alla sensazione che un uomo che sembrava essere un dio
dell'Olimpo fosse SCESO al livello dei comuni mortali. Ovvio che sto
parlando delle sue convinzioni e dei suoi schemi mentali, non dei
miei. Meglio precisarlo, non si sa
mai... :-)
Ultima notazione. Nel sogno c'è anche la delusione prodotta
dallo scoprire che la relazione con l'analista non è ESCLUSIVA e
privilegiata: lui ha rapporti anche con
altre persone e dedica loro la sua attenzione senza preoccuparsi della ferita narcisistica patita dalla
paziente. È quello che prova una bambina che scopre di dover dividere l'affetto
del padre con altri fratelli.