2 ottobre 2013

Sogno n. 288



Ho una pistola in mano e prendo la mira per uccidere mia figlia. Le sparo due colpi che vanno a conficcarsi su di un fianco ma non la uccidono. Allora decido di spararle ancora. Sono in preda all'odio più profondo. Interviene il mio analista il quale cerca di farmi calmare dicendomi che per il momento può bastare, tra una settimana potrò riprovarci prendendo meglio la mira. Capisco che lui sta cercando di distrarmi per non farmi portare a termine il mio piano criminoso.

Riflessione:  probabilmente questa mia rabbia scaturisce dal fatto che mia figlia mi costringe nel ruolo di chi deve DARE, vale a dire nel ruolo della persona adulta mentre io verrei restare ancora nella posizione della bambina, cioè di chi vuole RICEVERE.

Interpretazione

La paziente è arrivata da sola all'interpretazione del sogno perciò a me non resta altro da fare che aggiungere che la figlia ha poco più di un anno e che la madre, dopo questo sogno, ha scoperto di avere una nuova e insospettata capacità di accettare con naturalezza i "fastidi" che una figlia piccola inevitabilmente procura alla madre.

Ecco confermato ancora una volta che l'emergere di eventuali pulsioni aggressive rivolte verso una persona alla quale vogliamo anche molto bene, anziché nuocere al rapporto che ci lega a lei, lo migliora e lo rinsalda. Da un punto di vista puramente logico un effetto del genere sembra assurdo, addirittura impossibile in quanto contraddittorio, ma la psiche umana non è "logica".... ! O forse lo è, ma da un punto di vista molto più ampio di quello che caratterizza la mente razionale. Per esempio, in questo caso si può ipotizzare che il permettere alla  pulsione aggressiva di venire a galla, la scarichi,  la depotenzi e la svuoti.

In aggiunta a questo, una volta che la pulsione aggressiva è lì, oggettivata in un sogno, la persona che lo ha fatto può cominciare ad elaborarla razionalmente fino a superarla. Ma non solo, poiché non può esistere il bianco senza il nero o il caldo senza il freddo, l'emergere di una polarità evoca prima o poi la comparsa della polarità opposta. In questo caso: ODIO-AMORE, INSOFFERENZA-ACCETTAZIONE, IMPAZIENZA-PAZIENZA.

A questo punto il discorso potrebbe allargarsi molto fino a prendere in considerazione l'argomento dell'efficacia o meno dei sistemi educativi che reprimono le pulsioni, ma questa non è la sede adatta. Possiamo dire invece che dopo aver letto un sogno come questo è più facile capire perché la figura del DIAVOLO venga spesso usata in tanti sogni come rappresentazione personificata delle pulsioni "cattive". Per una madre che ami teneramente sua figlia, infatti, è molto più facile attribuire al diavolo (cioè a un'entità ESTERNA) le proprie pulsioni ostili piuttosto che accettare l'idea di una loro origine INTERNA, magari dovuta, come in questo caso, a meccanismi psicologici abbastanza facili da  scoprire e neutralizzare, se affrontati con gli strumenti adatti.

PS - Il ruolo assegnato dalla paziente all'analista è talmente chiaro che non ha bisogno di molte parole per essere spiegato: lui ha la funzione di "contenimento" della pulsione aggressiva. Funzione che rende possibile prendere contatto con essa e gestirla adeguatamente senza che si producano danni.

 

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