8 giugno 2011

Sogno n. 179

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Arrivava Giovanni e mi dava un foglio scritto dicendo che ormai avevo il diploma ed anche i clienti, quindi aggiungeva: "Adesso datti da fare".

Ero scocciato perché il senso del discorso era che adesso possedevo tutto quello che serviva, sia il diploma che un altro fattore indispensabile cioè i clienti. Era quindi il caso che mi mettessi a lavorare senza perdere tempo o altre scuse del genere.

Interpretazione

Il paziente che ha fatto questo sogno incontra qualche difficoltà a staccarsi dalle "gonne della madre" (analista) e incominciare a camminare con le proprie gambe. Sente avvicinarsi la fine dell'analisi, ma tergiversa, cerca di prolungarla per poter continuare ad usufruire dell'appoggio dell'analista. Il suo inconscio, però, sa come stanno veramente le cose, sa che il paziente oramai possiede quanto è necessario per procedere autonomamente perciò lo incita a "darsi da fare", ad uscire dal bozzolo protettivo ed affrontare la vita senza menare più il can per l'aia.

Sarà capitato anche a voi di sentir dire come critica alla psicoterapia: "Si finisce col diventare dipendenti dall'analista". Ecco, questo sogno smentisce questo pregiudizio molto diffuso. 

È vero, da un lato a questo paziente piacerebbe continuare ad appoggiarsi alla stampella rappresentata dall'analista ma, dall'altro, compare la tendenza opposta (Giovanni) che lo esorta a pedalare visto che adesso la bicicletta ce l'ha. Superfluo dire quale di queste due tendenze viene favorita dal terapeuta onesto e capace.

Qualche anno fa, la RAI mandò in onda una serie di interviste televisive a persone famose che avevano seguito una psicoterapia. Tra queste interviste c'era anche quella dell'attrice Adriana Asti la quale, dopo aver detto di essere stata in analisi col celebre Cesare Musatti, aggiunse: "Chi va dall'analista non pensa niente e non fa niente senza di lui, si è totalmente dipendenti. E questa mi sembra una cosa bellissima". Posso citare tra virgolette le sue parole perché ho conservato la registrazione di quella intervista. Ebbene, credo che difficilmente si potrebbe descrivere meglio quello che una psicoterapia NON è e NON deve essere
Sul perché Adriana Asti abbia parlato in quel modo posso azzardare soltanto un'ipotesi. Dovendo ovviamente escludere  l'inadeguatezza professionale del grande Cesare Musatti, resta solo da ipotizzare che l’attrice abbia interrotto l’analisi quando si trovava nella sua fase iniziale, quando cioè il paziente è davvero dipendente dall'analista in quanto ancora non ha imparato a camminare con le proprie gambe.

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