2 maggio 2019

Sogno n. 346


Tornavo a casa ma non riuscivo ad entrare perché sia la casa che il giardino erano piene di tigri che minacciavano di uccidermi. Le tigri erano chiuse in gabbie e ognuna aveva la sua. Chiamavo mio padre e gli chiedevo aiuto ma lui, pur udendomi, sembrava non preoccuparsi, come se tutto fosse normale. 

Io mi sentivo abbandonata e capivo che dovevo arrangiarmi da sola. In qualche modo ce l'avrei fatta. Forse non era così pericoloso come pensavo.

Interpretazione

Ecco di nuovo le solite pulsioni "cattive" che, per effetto del meccanismo della “proiezione”, sembrano situate all’esterno. C’è anche la figura del padre che dovrebbe avere una funzione protettiva ma lascia sola la figlia perché sottovaluta la sensazione di pericolo da lei provata. Il motivo di questo disinteresse da parte del padre, del resto, non ha molta importanza ai fini dell’interpretazione del sogno. Quello che conta è che lei si sente in pericolo e abbandonata.

La sua sensazione di essere abbandonata produce tuttavia un effetto positivo in quano la spinge a diventare autonoma quindi adulta. In più, il pericolo viene ridimensionato con la conseguenza che diventa più affrontabile. La conclusione è che lei sente di potercela fare perciò se ne avvantaggerà la sua fiducia in se stessa e la sua autostima.

Le tigri sono in gabbia quindi ben controllate. Attualmente Il pericolo è solo potenziale e sembra riconducibile a figure femminili (le tigri). Però è solo un’ipotesi da sottoporre a verifica nel prosieguo dell’analisi.

La casa potrebbe rappresentare sia la personalità della sognatrice (impossibilità di essere compiutamente se stessa) sia la famiglia vera e propria (impossibilità di farne parte emotivamente). Ma potrebbero anche essere veri entrambi i significati (meccanismo psichico della “condensazione”).
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Vedere l'interpretazione del sogno 183.

Continuo a raccontare sogni che sono analoghi ad altri che ho già interpretato in precedenza perché penso che possa risultare utile a chi in questo campo vuole affinare il proprio "fiuto" interpretativo. Ed anche per dimostrare l’inesauribile e stupefacente ricchezza delle immagini che l’inconscio usa nei sogni. Al suo confronto Federico Fellini era solo un dilettante. Non mi stancherò di ripeterlo.


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