1 marzo 2023

Sogno n. 372

Mi trovavo sopra una collina e dovevo arrivare fino all’acqua del mare che si stendeva sotto. Avevo due modi per arrivarci e non sapevo decidere quale scegliere:

  • potevo scendere lentamente, facendo molta attenzione alle rocce aguzze per non farmi male, ma in questo caso avrei impiegato troppo tempo
  • potevo scendere velocemente facendo un grande salto. Un signore che era lì aveva infatti scelto questo modo veloce, ma si era fatto molto male andando a sbattere contro una roccia.

Interpretazione

Questo sogno è la fotografia della situazione in cui si era venuto a trovare il paziente in quella particolare fase dell’analisi. Sentiva di dover arrivare a toccare il suo inconscio (l’acqua del mare), ma non sapeva decidere in che modo farlo perché entrambi i modi che aveva a disposizione presentavano dei pro e dei contro.

Da sottolineare il fatto molto positivo che il paziente, nonostante il blocco dovuto all’incertezza momentanea, non rinunciava però ad entrare in contatto con l’inconscio (arrivare fino all’acqua del mare). Forse perché presentiva che le due soluzioni per arrivare al mare potevano essere usate entrambe alternativamente, scegliendo di volta in volta in base alla situazione del momento.

19 ottobre 2022

Sogno n. 371

Questo post rappresenta un'eccezione in quanto non è dedicato a un sogno, come faccio di solito, ma ad alcune riflessioni che mi ha indotto a fare una frase molto significativa pronunciata da un paziente durante una seduta.

Il paziente era un giovane che soffriva dei sintomi tipici delle FOBIE e degli ATTACCHI di PANICO. 

Il DSM-5 mette entrambi i disturbi nel capitolo dedicato ai disturbi d'ansia, adesso però non è di tassonomia che intendo parlare.

Mi interessa molto di più mostrare come la nostra psiche possa essere capace di comportamenti che all'apparenza vanno contro natura, come per esempio indurci a desiderare la sofferenza, però per motivi diversi da quelli presenti nel masochismo.

Riassumo. Grazie al lavoro basato sull'interpretazione dei sogni, molti dei sintomi provati dal paziente andarono lentamente diminuendo d'intensità fin quasi a scomparire.

Secondo voi, quale reazione ebbe il paziente di fronte a questo suo netto miglioramento? 

Preparatevi alla sorpresa perché ne ebbe due, opposte. Una fu quella che potremmo definire ovvia e scontata, disse cioè di essere contento e soddisfatto, ma poi pronunciò questa frase apparentemente sconcertante perché  pronunciata con un tono improntato al rimpianto e al dispiacere:

strano, sono contento di stare meglio eppure I SINTOMI MI MANCANO".

Era proprio questo il punto che volevo mettere in evidenza. Nelle sedute precedenti avevamo spesso parlato della possibilità che la nostra psiche utilizzi la sofferenza per alleggerire-compensare un senso di colpa che abbiamo dentro, totalmente rimosso. Senso di colpa tutto da indagare a parte, si capisce. È come se la psiche dicesse: "Hai commesso qualcosa di molto brutto, ma adesso stai espiando la colpa con la sofferenza perciò dopo tornerai ad essere pulito".

Ecco allora che l'ipotesi totalmente teorica che avevamo fatto in precedenza (sofferenza necessaria per lenire un senso di colpa) adesso si era trasformata in certezza grazie ad una sensazione provata da lui. Dalla teoria, cioè, alla realtà dimostrata.

PS1 - Conviene precisare per i non addetti ai lavori che la nostra psiche, per farci sentire in colpa, non ha bisogno che noi compiamo realmente un'azione proibita, basta avere provato il desiderio di compierla.

PS2 - I maliziosi potrebbero obiettare che il paziente ha pronunciato quella frase solo perché io lo avevo suggestionato con i miei precedenti discorsi sui sensi di colpa compensati dalla sofferenza prodotta dai sintomi. 

Mi dispiace per i maliziosi ma li invito a riflettere che il paziente aveva pronunciato quella frase SENZA ASSOCIARLA in nessun modo ai miei discorsi precedenti. Rimase anzi sorpreso quando lo invitai a riflettere sul possibile collegamento esistente tra la sua frase e la funzione compensatoria svolta dai sintomi.


31 luglio 2022

Sogno n. 370

Avevo comprato dei serpenti boa velenosi. Avevano solo la testa avvolta nella carta per impedire loro di rilasciare il veleno. Erano 5 e stavano dormendo nella camera dei miei genitori che però non c'erano.

Avevo una paura enorme che i serpenti potessero liberarsi dalla carta che avvolgeva le loro teste e così proiettare il loro veleno per fare del male a tutta la mia famiglia. Uno dei 5 serpenti aveva anche un po' allentata la carta che copriva la sua testa.

Andavo sempre a controllarli e ogni volta mi accertavo di avere chiuso bene la porta.

A quel punto mi ero talmente pentito di averli comprati che volevo bruciarli vivi in modo da liberarmi da quella preoccupazione, ma ero indeciso perché erano comunque esseri viventi. Però quel desiderio era più forte di me e volevo farlo.

Interpretazione

È una caratteristica degli esseri umani la possibilità di provare verso le persone della propria famiglia amore e aggressività contemporaneamente. È perciò inevitabile che questa situazione emotiva generi un forte conflitto, sensi di colpa molto forti, tentativi di rimuovere il tutto e a volte anche il bisogno di farsi del male per espiare la colpa e così tentare di pareggiare la partita che ci fa soffrire. 

Per chi non ha familiarità con la psiche umana questo discorso risulta quasi sempre poco convincente, ma per gli psicoterapeuti è pane quotidiano. Questa tempesta emotiva è infatti inconscia e solo un'analisi basata sull'interpretazione dei sogni riuesce a portarla a livello della coscienza e ad integrarla in essa.

Quando chiesi al paziente che aveva fatto questo sogno se in esso notava qualche aspetto "strano" e apparentemente contraddittorio, rimase a lungo pensieroso poi concluse con un "no".

Rimase molto sorpreso quando gli feci notare che tutta quella paura e tutto quello sconquasso era stato lui a produrli in quanto aveva COMPRATO i serpenti. 

Aggiungo che i serpenti da lui acquistati erano 5, esattamente quanti erano i componenti della sua famiglia. 

È il caso di precisare che queste pulsioni aggressive il paziente le avvertiva nel presente, ma la loro origine risaliva (come sempre avviene) ai tempi della sua prima infanzia. Freud diceva che nell'inconscio il tempo non esiste. È vero.

 


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26 maggio 2022

Sogni nn. 368 e 369

Sogno n. 368

Un estraneo stava scavalcando il cancello del mio giardino perché voleva introdursi abusivamente in casa.

Sogno n 369

Vado a fare una visita ginecologica ma la mano del dottore mi dà molto fastidio perché sembra che "rovisti" dentro di me.

Interpretazione

Questi due sogni sono di una paziente che interruppe l'analisi dopo pochissime sedute e dopo pochi giorni dall'averli fatti.

Era venuta da me con poca convinzione e solo per le ripetute insistenze del suo compagno.

Non si potrebbe esprimere meglio di così un atteggiamento di CHIUSURA completa nei confronti dell'analista vissuto come un ESTRANEO che ROVISTA abusivamente all'interno delle COSE INTIME.

Superfluo dire che le motivazioni coscienti dell'interruzione furono le solite in questi casi e totalmente estranee rispetto a quelle vere che invece i sogni rivelavano in modo chiarissimo: non posso permettermi l'analisi economicamente, è scomodo arrivare fino al suo studio, non ho tempo, voglio risolvere da sola i miei problemi, ecc. ecc.

30 marzo 2022

Sogno n. 367

Ho sognato che ero a pesca con due amici molto bravi a pescare. Ci trovavamo sulla stessa scogliera dove andavo sempre a pescare da bambino. Io avevo 4 canne da pesca. Con una di queste prendevo un sarago che, mentre lo tiravo fuori, era tutto circondato da sporcizia che però spariva una volta tirato fuori.

A quel punto, mentre lo liberavo dall'amo, il pesce tirava fuori delle spine che mi mettevano paura. Allora, toccandolo il meno possibile, lo ributtavo in mare.

La sera tornavo a casa ma dimenticando le canne sugli scogli. Controllavo sempre il meteo perché avevo paura che il mare molto mosso le portasse via. Ero molto stanco, provavo un senso di pigrizia che mi impediva di andare a riprenderle subito e volevo assolutamente andare a dormire.

Non ricordo cosa decidevo di fare, però ricordo che le canne da pesca erano sempre sulla scogliera, ma stranamente a casa di mio zia.

Interpretazione

Il mare rappresenta l'inconscio e i pesci il suo contenuto, oramai lo sappiamo.

La scogliera era quella dove andava a pescare da bambino. Da questo possiamo ricavare un'indicazione temporale. La presenza di 4 canne da pesca esprime una forte desiderio di ottenere un pescato abbondante.

Il pesce pescato all'inizio è molto "sporco", a indicare che i contenuti che stanno venendo fuori si riferiscono a materiale altrettanto sporco (in senso figurato).  Il fatto di averlo portato fuori, cioè a livello di coscienza, lo "pulisce" senza però togliergli la pericolosità (le spine) che lo induce a ributtare in mare il pesce pescato. Il sognatore si trova in una fase intermedia in cui non ha ancora "digerito" completamente il boccone appena emerso.

Le canne da pesca dimenticate sugli scogli indicano un lavoro di recupero interrotto ma solo temporaneamente.

Il fatto che le canne da pesca alla fine si trovino sempre sulla scogliera, ma a casa della zia, sta a significare che è stata la zia a fare opera di convincimento presso il nipote affinché iniziasse una psicoterapia.

Il mare mosso che rischia di portare via le canne ci fa capire che il lavoro di "ripescaggio" dall'inconscio si svolge in un'atmosfera di tensione. 

Da sottolineare in senso positivo c'è che, nonostante tutto, questo lavoro non viene interrotto, continua.


19 gennaio 2022

Sogno n. 366

A dire il vero, quello che state leggendo non è un sogno ma una riflessione sulle informazioni preziose che possono essere ottenute quando si esamina una serie di sogni ordinati cronologicamente.

Prendiamo per esempio il sogno n. 364 e precisamente il punto in  cui il sognatore dice: “Jury mi dice che nel mobile c'è un cassetto che contiene tutto quello che mi serve, poi lo apre con una chiave che possiede solo lui. Io ci…  vedo solo oggetti normali anche se mi dicono che si tratta di cose etrusche e molto importanti

La cosa da notare subito è che il sogno sta parlando di un’azione che non viene compiuta dal sognatore-paziente, ma dal suo analista-Juri Chechi.

Non basta. Infatti il sognatore non è per niente convinto che quello che l’analista sta facendo e dicendo sia di una qualche utilità e lo dice esplicitamente. In altre parole, il paziente in questo sogno è ancora passivo e scettico.

Adesso prendiamo in considerazione il brano di un altro sogno fatto successivamente dallo stesso paziente. Non racconto l’intero sogno perché contiene elementi che renderebbero identificabile la persona.

[…]

Mi trovo in bagno e palpeggio i muri perché so che nascondono una cavità che contiene cose importanti e di valore. A un certo punto sento scattare un clic e vedo che si apre uno sportello. Dentro ci sono dei cuccioli che sono ciechi perché cresciuti al buio. Non so come io l’abbia saputo, ma quei cuccioli si riproducevano li dentro da molte generazioni ed erano tutti ciechi”.

Se mettiamo a confronto i due sogni sarà facile rendersi conto che questa persona è passata da un atteggiamento passivo e scettico nei confronti dell’analisi all’atteggiamento di chi agisce in prima persona e vuole conoscere i contenuti nascosti-inconsci perché intanto si è convinto che esistono (ed è già un passo importantissimo), poi perché sa anche quanto siano importanti.

La scena si svolge all’interno di un bagno perché il sognatore lo associa a un episodio della sua infanzia che non starò a raccontare per il motivo detto sopra. A parte questa sua associazione personale, comunque, nei sogni il bagno è uno dei tanti simboli che indicano l’analisi perché è lì che ci liberiamo delle cose sporche e ci rendiamo presentabili agli occhi degli altri.

Sul simbolo dei cuccioli ciechi che si riproducevano da generazioni al buio (inconscio) ci sarebbe da scrivere molto, ma adesso volevo mettere in evidenza che dall’andamento di una successione di sogni si può capire anche se un’analisi sta procedendo bene o meno. 

 

1 ottobre 2021

Sogno n. 365

Premessa

L'inconscio, oltre i sogni, usa anche altri modi per comunicare i suoi contenuti. Tra gli altri c'è, per esempio, la narrativa. In questo caso si tratta di quattro racconti molto brevi che ha scritto un bambino di sei anni servendosi del computer e di una stampante. Per dire che si tratta di un bambino dall'intelligenza molto precoce. 

Il bambino non era in analisi perciò si possono escludere completamente sia il plagio da parte di un analista sia l'influenza esercitata da possibili letture, a quell'età assai improbabili.

Tranno uno, i racconti hanno anche un titolo e tutti rappresentano con grande efficacia e ingenuità i sentimenti e le emozioni che possono agitare un maschietto a causa del freudiano complesso di Edipo: l'amore per la madre e la rivalità con il padre che porta il bambino a considerarlo molto cattivo e a desiderarne la morte. I bambini non sono inclini ad annacquare i sentimenti. 

Il complesso di Edipo dunque esiste, lo dimostrano anche questi quattro racconti. A chi lo contesta resta soltanto la possibilità di chiedersi se esso si manifesti in tutti i maschietti.

Nel secondo racconto il combattimento avviene tra un uomo e un topo. È probabile che questo particolare esprima l'evidente sproporzione di dimensioni esistente tra i due contendenti.


  1. Il paracadute

    C'era una volta un signore che era un bandito e questo bandito aveva un cane e quel cane era molto cattivo. Un giorno il bandito si buttò pensando di avere il paracadute e morì.

  2. Racconto senza titolo

    C'era una volta un cattivo che stava facendo un combattimento con uno dei topi. Si scaricò una tempesta ed il cattivo morì.

  3. Il leone

    C'era una volta un leone che aveva una cuccia. La leonessa moglie era molto bella ma il leone era invidioso della sua bellezza. Era una giornata splendida. Il leone, distratto dalla contentezza per questa giornata, per la distrazione di questa giornata si buttò nel fiume e affogò.

  4. Il libro di un castello e di un cattivo

    C'era una volta un cattivo che aveva un elefante che era molto cattivo. Un giorno si riposò sopra una botola e cadde dentro.
     

25 luglio 2021

Sogno n. 364

Mi trovo nel parco giochi del mio paese. C'è un campo da tennis (che però nella realtà non esiste) e devo fare una partita amichevole con il campione Jury Chechi. Lui mi insegna a giocare. Su un lato del campo c'è un mobile simile a quello che ho realmente a casa. Non so cosa contiene perché non lo apriamo da molto tempo.

Il campo da tennis è anche un sito etrusco ed è il migliore del mondo. 

Inizia la partita ed io sono avvantaggiato perché possiedo una lancia che mi permette di sollevarmi in aria (si tratta di un'arma che nella realtà fa parte di un videogioco). La partita va avanti con alterne vicende ma il punteggio è confuso, in ogni modo è a vantaggio di Jury Chechi e lo conferma anche un arbitro che però aveva segnato i punti in modo strano.

Ad un certo punto penso di lasciare la lancia perché tanto non mi serve.

Jury mi dice che nel mobile c'è un cassetto che contiene tutto quello che mi serve, poi lo apre con una chiave che possiede solo lui. Io ci guardo dentro e ci vedo solo oggetti normali anche se mi dicono che si tratta di cose etrusche e molto importanti. 

Interpretazione

Come prima cosa ho chiesto al paziente chi o cosa associava alla persona di Jury Chechi . Ci ha pensato un po' poi ha detto che gli venivo in mente io. Incuriosito, visto che non ho niente di atletico nell'aspetto, gli ho chiesto perché. Mi ha risposto: "E' basso come te, ha pochi capelli come te e pochi giorni fa l'ho visto in TV mentre eseguiva un esercizio agli anelli con uno stile ancora impeccabile. Allora ho pensato che è vecchio ma è ancora bravo".

Signori miei, vi ho raccontato diversi sogni ascoltati nel corso di analisi interrotte quasi subito (forse anche per colpa mia) perciò non vedo perché dovrei tacervi, per falsa modestia, un sogno dal quale esco gratificato professionalmente. Non si lavora soltanto per i soldi....  :-)

Vengo al sogno. 

  • L'analisi viene vissuta dal paziente in modo piacevole (è una partita di tennis).
  • L'analisi viene vissuta come un'esperienza dalla quale si impara. C'è una certa rivalità con l'analista, ma non supera i limiti del dovuto, non diventa contrapposizione ostile.
  • Anche se l'insegnante è l'analista, il paziente sente di occupare una posizione dalla quale può "rispondere" (il via-vai della palla).
  • L'analisi va a toccare materiali riconducibili all'infanzia e non riportati in superficie da molto tempo (mobile e cassetto chiusi).
  • Lì dentro c'è "tutto quello che serve" al paziente, però questo solo a detta dell'analista, infatti il paziente ancora ci vede soltanto oggetti banalmente normali.
  • All'inizio il paziente ritiene necessario farsi aiutare da uno strumento magico che uccide i mostri (la lancia è la stessa che è presente in un videogioco reale). Questo fatto rimanda a una dimensione ancora ludico-infantile (lo fa pensare anche la presenza del "parco-giochi") che però alla fine viene superata e abbandonata in quanto il paziente si rende conto che non ne ha bisogno. Uguale a sinonimo di maturazione-crescita.
  • La certezza che si tratti di materiale che appartiene al passato viene confermata dal riferimento ai siti etruschi che sono anche molto importanti.
  • L'analista viene ancora visto come essere l'unico capace di aprire il cassetto (la chiave ce l'ha soltanto lui) quindi il paziente ha fiducia nell'analisi, ma ha ancora bisogno dell'analista.

24 aprile 2021

Sogno n. 363

Ho sognato che dalla cucina usciva un'ombra femminile nera, furtiva che suscitava in me una certa apprensione.

Interpretazione

La paziente appartiene a quella generazione per la quale la cucina era ancora il regno della madre perciò è facile ipotizzare che il sogno si riferisse a un rapporto con la madre non del tutto esente da qualche tipo di problematicità.

Questa analisi è stata interrotta dalla paziente adducendo una motivazione che probabilmente era solo una "copertura" inconscia. Lo scrivo per dire che non è stato possibile verificare la fondatezza dell'ipotesi interpretativa proposta qui sopra.


7 febbraio 2021

Sogno n. 362

Mia figlia deve iscriversi all'università, ma la sua età è quella che ha adesso cioè dieci anni. Le dico che vorrei accompagnarla perché temo che, andando da sola, possa trovarsi disorientata e in difficoltà, ma lei è decisa e va.

Mentre lei è fuori, sento che mi chiama dal bagno. Pur sa­pen­do che questo non è possibile in quanto non è in casa, vado ugualmente a vedere nel bagno e naturalmente non la trovo. 

Quando poi lei ritorna a casa mi conferma di essersi trovata effettivamente nella condizione che io avevo previsto.

Interpretazione

Per l’analista viene naturale pensare che il sogno si riferisce alla paziente e non a sua figlia. Allora proviamo a trasferire alla paziente tutto quello che succede nel sogno e vediamo se ne viene fuori un discorso più comprensibile.

 La paziente ha dentro di sé due parti. Una è diventata adulta (o crede di esserlo diventata), l’altra è invece rimasta bambina è viene chiamata dalla vita/società a crescere. Il sogno lo dice in modo esplicito: DEVE iscriversi all’università. Del resto, lo vuole anche lei.

Ma la parte adulta è preoccupata, teme che le possa capitare qualcosa di negativo perché sa che l’altra ha solo dieci anni. E infatti è proprio quello che si verifica.

Durante l’analisi (il bagno, luogo in cui ci liberiamo delle cose “sporche”) sembra che la parte bambina chieda aiuto, ma è solo un’impressione, in realtà lei non è lì, si trova altrove, al di fuori dell’analisi, è impegnata a diventare adulta in un contesto per il quale non è ancora preparata.

Alla fine del sogno arriva la conferma che la sua maturità era effettivamente soltanto una pretesa.

Secondo la "logica" potrebbe sembrare che una persona o è matura o non lo è, ma la "logica" appartiene all'io cosciente non all'inconscio.