14 dicembre 2012

Sogno n. 266


Ciao Romano, stavo navigando in rete quando ho scoperto il tuo sito, allora ho pensato di descriverti un mio sogno nella speranza che tu abbia il tempo di darmi una risposta che mi possa rassicurare.

Sono una donna di.... anni, sposata e ho una bambina di.... anni. Mi sta capitando spesso di fare questo sogno che mi lascia piuttosto turbata quando mi sveglio. Ti ringrazio anticipatamente, ciao. 

Nella realtà conosco una donna che francamente mi è molto antipatica. Il solo pensarla mi innervosisce e infatti cerco di dimenticarla, ma da un po' di tempo mi capita di sognarla e nel sogno le "strappo" letteralmente la testa. Stranamente però lei non muore.


Al risveglio mi sento sempre molto scossa. Vorrei tanto sapere se c'è una spiegazione a tutto ciò.

Interpretazione

Mettiti seduta e tieniti forte...  :-) 

Si tratta della parte di te che non ti piace e verso la quale nutri la stessa antipatia che provi per la donna del sogno. È molto probabile che a livello cosciente tu non sappia a quale parte di te si riferiscea il sogno. Visto che le stacchi la TESTA, però, è probabile che si tratti di un tuo modo di PENSARE oppure di un tuo pensiero particolare che non ti piace e dal quale cerchi di liberarti, ma che non vuole saperne di morire- sparire.

Penso converrai facilmente che il sogno non può riferirsi a quella donna che ti risulta così antipatica nella vita da sveglia poiché, se così fosse, la reazione che hai nel sogno apparirebbe francamente eccessiva. Non si stacca la testa ad una persona solo perché ci è antipatica. Deve trattarsi di qualcosa che ti riguarda da vicino, molto da vicino e che consideri anche assai importante. Solo così si spiega l'intensità della tua reazione.

Se tu mi chiedessi di fare delle ipotesi sulla sua identità, sarei costretto a riconoscere che non ne ho la minima idea. Anche a rischio di apparire noioso, ripeto ancora una volta che in questo sito posso solo interpretare (quando ci riesco) dei sogni isolati. Non posso, invece, iniziare e portare avanti un discorso continuativo con la stessa persona. Non è questione di scortesia, vi prego di credermi. Chi sa anche poco di psicologia sa che le cose stanno davvero in questi termini.

Tu potresti dirmi: "Ma io non ti ho chiesto niente". Verissimo, ma so per esperienza che, una volta stuzzicata la curiosità, sorge spontaneo il desiderio di saperne sempre di più. Perciò sono convinto che è meglio prevenire una richiesta anziché respingerne una già avanzata.


5 dicembre 2012

Sogno n. 265


.... ma, mentre rido felice, mia madre, irritata dalla mia gioia (come spesso accade anche nella realtà), mi impone il silenzio e mi rovina la festa! Io mi alzo di scatto sotto lo sguardo perplesso dei presenti che si sono fatti muti e provo una rabbia indescrivibile che mi spinge ad afferrare una sedia di legno che sollevo violentemente. Sto per lanciarla contro una parete, ma poi temo la reazione violenta di papà e penso anche che quella sedia è un oggetto che appartiene a loro quindi non ho il diritto di romperla, così la poso a terra e corro nella mia camera. Vorrei sbattere la porta fino a schiantarla, ma mi trattengo per gli stessi motivi, così la accosto piano. 

Là, chiuso nella mia stanza, lancio un urlo SILENZIOSO e subito dopo emetto un fortissimo "Shhhhhhhh… non si può urlare… shhhhhhhhh !!! ". 

Provo ODIO verso mia madre che mi ha sempre impedito di GRIDARE, GIOIRE, PARLARE, GODERE, RIDERE !!!

PS - Non so bene se nel sogno o da sveglio, ma in me è scoppiata la voglia di urlare a squarciagola.

Interpretazione

Premessa: anche in questo caso le maiuscole e i punti esclamativi sono del sognatore. Il sogno ha anche una parte iniziale che qui non riporto in quanto riguarda un altro tipo di problema meno interessante dal punto di vista generale..

Ecco una descrizione magistrale del conflitto violento che si instaura tra la PULSIONE che vorrebbe emergere e il DIVIETO che viene opposto dal Super-Io. Si tratta di una battaglia che di solito ci coinvolge fin nelle fibre più profonde. Il sognatore è dilaniato da questo conflitto in cui è sempre lui ad avere, alternativamente, i ruoli dei due contendenti. In una frazione di secondo passa, dalla RABBIA che vorrebbe esplodere fragorosamente, alla INIBIZIONE che dice: "Non si può, non si deve!". E subito dopo, di nuovo alla rabbia.

Il risultato finale è rappresentato da quell'ossimoro "URLO SILENZIOSO" in cui sono presenti, fuse insieme, le due componenti del dramma psichico che il sognatore sta soffrendo.

Tra gli psicologi, qualcuno crede che i pazienti debbano rivivere le emozioni emettendo urla, picchiando cuscini, rotolandosi per terra, piangendo e magari schiumando dalla bocca. Ho già avuto modo di dire che queste tecniche non mi piacciono. Oltre ad essere alquanto "rozze", a mio avviso permettono soltanto uno scarico "momentaneo" della pressione accumulata, senza spegnere il fuoco che ha prodotto l'aumento della pressione. C’è poi da considerare anche il rischio che il sollievo momentaneo prodotto dall’esplosione dell’aggressività e della rabbia venga associato dal paziente all’idea di una RICOMPERNSA che perciò andrebbe a rinforzare il desiderio di esplodere di nuovo per procurasi ancora quella ricompensa apportatrice di sollievo sia pure passeggero.

Questo sogno dimostra che le emozioni, anche quelle molto forti, possono essere rivissute in tutta la loro intensità anche in un modo diverso da quello descritto qui sopra. Diverso e soprattutto più "pulito", meno grossolano. Un modo che consente di ELABORARE le emozioni cioè di integrarle nell'area della coscienza, eliminando così il loro potenziale patogeno che diversamente tornerebbe a ripresentarsi prima o poi.

Come valvola di sfogo, inoltre, il sogno è infinitamente più efficiente del cosiddetto "acting-out" (scaricare le emozioni, specialmente quelle aggressive, compiendo azioni al di fuori della seduta o anche al suo interno) poiché nei sogni possiamo permetterci di compiere anche tutte quelle azioni aggressive che non compiremmo mai nella realtà vera e propria. In sogno, per esempio, possiamo spellare viva una persona, cavarle gli occhi, rosolarla a fuoco lento sulla graticola, ecc. E tutto questo senza che la persona da noi aggredita abbia a soffrirne alcunché, meglio ancora senza che ne sappia assolutamente nulla..

Questo sogno dimostra che è possibile liberarsi delle emozioni "cattive" facendole riaffiorare nella dimensione onirica, rivivendole in tutta la loro intensità, ma senza AGGREDIRE nessuno nella vita da svegli, cioè senza complicare ulteriormente i rapporti con le persone che ci vivono attorno.

Di solito  - una volta dissoltasi la componente "esplosiva" delle emozioni "cattive" rivolte contro le stesse persone alle quali vogliamo anche molto bene -  affiorano le emozioni "buone" che prima erano rimaste sopraffatte e nascoste.

Quindi: aggredendo (ma solo nei sogni) una persona, si finisce col volerle più bene di prima oppure, nella peggiore delle ipotesi, sviluppiamo nei suoi confronti una maggiore capacità di comprensione e di accettazione. 

In questo sogno ancora non c'è questa fase compensatrice, ma c'è la sua premessa necessaria cioè la presa di contatto con l'emozione "cattiva".

A volte la rimozione delle pulsioni "cattive" produce l'ipertrofia della polarità opposta, l'amore, e allora assistiamo a tutte quelle forme di amore "patologico" che finisce per rendere molto difficile la vita delle persone.... "amate".


28 novembre 2012

Sogno n. 264


È sera e mi trovo in un posto che non riesco a identificare bene. Ad un tratto entro in un edificio che si compone di due piani, piano terra e seminterrato. Quest'ultimo mi viene da definirlo CRIPTA. Entrambi i piani sono bui e polverosi, due grandi stanzoni che sembrano magazzini in abbandono. Al piano terra, qua e là, cocci di bottiglie e vecchi tavoli rotti danno l'idea che si tratta di locali già usati in passato.

Sempre al buio o quasi (sul soffitto ci sono fioche luci giallicce che consentono appena di vedere l'ambiente), decido di scendere nella cripta, però tentenno perché ho paura. Si tratta di una situazione e di un luogo estremamente inquietanti, soprattutto la discesa al piano di sotto. Però ci arrivo lo stesso, sia pure rimanendo vicino al muro, come per proteggermi.

Arrivata finalmente di sotto, sempre lottando con la mia paura che però non do a vedere, parlo personalmente con il Papa, di non so cosa. Una volta che lui ha lasciato la scena all'improvviso, io esulto e vado saltando per tutta la cripta dicendo: "Ce l'ho fatta, ho parlato col Papa e sono stata io a dominare la situazione!". Questo perché ero stata io a condurre la conversazione. Continuo a saltare per tutta la stanza esultando, anche se continuo ad averne paura. Avverto invisibili presenze sinistre  che sono lì nella stanza come pure dietro le tante e grosse porte di legno pesante che ci sono nelle pareti. Continuo la  mia "danza" che, anche nei movimenti, mi sembra una danza tribale con la quale cerco di esorcizzare la mia paura.

Poi, sempre esultante e dopo avere trascorso nella cripta un tempo sufficiente per dimostrare che sono coraggiosa, torno al piano di sopra dove l'inquietudine persiste, ma è più lieve ed esco sentendomi liberata. So che non ritornerò lì dentro, ma perché non ce n'è bisogno, altrimenti potrei farlo e l'ho dimostrato. Torno fuori....

Interpretazione

Ci troviamo di fronte all'ennesima versione della discesa nell'inconscio, sempre uguale nella sostanza ma sempre diversa nella forma dal momento che non si danno mai due esperienze di vita perfettamente identiche. 

In questo caso notiamo innanzitutto che si tratta di scendere in un SEMINTERRATO e che la sognatrice è portata istintivamente a chiamarlo CRIPTA. Il seminterrato si chiama così perché si trova per metà sotto terra (nascosto) e per metà sopra (visibile) quindi sta ad indicare una situazione in cui l'inconscio non è più seppellito laggiù in fondo e comincia a venire alla luce-coscienza.

La sognatrice ha studiato il greco e sa che CRIPTA significa NASCOSTA (come ci appare sempre la nostra parte INCONSCIA). Ha anche associato questa parola al locale che si trova sotto l'altare delle chiese. Noi sappiamo che la Chiesa è associabile alla Madre (“nostra madre chiesa”) quindi è molto probabile che il Papa del sogno non indichi una figura maschile, ma l'aspetto POTENTE della MADRE la quale domina per virtù SPIRITUALI  (proprio come il Papa, appunto, che possiede un'autorità non basata sulla forza materiale).

A livello di consapevolezza-coscienza questo dominio non era mai stato avvertito, infatti l'incontro con il Papa avviene in una CRIPTA, che significa NASCOSTA, come già detto. Ma a livello inconscio era stato vissuto con una insofferenza  la cui intensità diventa evidente appena veniamo a sapere quanto è grande la GIOIA-ESULTANZA prodotta dall'essere stata capace di AFFRONTARE il Papa e di DOMINARE la conversazione.

Nel sogno lei torna a rivivere una situazione nella quale si era già trovata in passato ("si tratta di locali già usati in passato"), ma adesso il modo in cui si rapporta con la madre potente è completamene diverso, addirittura capovolto, adesso il ruolo direttivo ce l'ha lei.

Da notare che il Papa lascia la scena all'improvviso, dopo che lei è stata capace di "affrontarlo" con decisione e sicurezza: una volta affrontata e superata la prova, l'ostacolo sparisce.

Il cambiamento che si verifica nel sogno ha avuto un riscontro anche nella vita da sveglia. Infatti il suo rapporto "difficile" con la madre è sparito del tutto per lasciare il posto ad una confidenza amichevole che la riempie di gioia e la trova ancora quasi incredula.

C'è stato un cambiamento radicale anche nel modo in cui vive le situazioni di lavoro, adesso è più tranquilla e sicura, affronta senza palpitazioni di cuore anche le persone "importanti" con le quali viene a contatto.

La paura delle pulsioni (presenze sinistre) non è scomparsa del tutto, ma adesso può fare affidamento sul nuovo coraggio che ha scoperto di possedere. Il coraggioso è colui che ha paura ma sa fronteggiarla.

Lei sente che non avrà bisogno di ripetere la prova di coraggio in quanto avverte che la conquista ottenuta è definitiva.

20 novembre 2012

Sogni nn. 262 e 263



Ricevo e pubblico:

Salve, come prima cosa i complimenti per il sito. L'ho trovato qualche mese fa, mi sono letta velocemente tutte le interpretazioni dei sogni da lei pubblicate e ogni tanto mi ricollego per vedere se ce ne sono di nuovi. Questa volta vorrei mandarle due sogni che ho fatto questa notte. Non so perché, ma mi sono rimasti in mente per tutta la giornata. Grazie!

262. Ho l'impressione che qualcuno sia entrato in casa mia. Ho paura, non so bene cosa fare, credo che sia solo un falso allarme, ma non ne sono certa. Poi decido di andare al piano di sotto per controllare. Era vero, c'è qualcuno nascosto. Con me c'è anche una mia amica. Nel tempo che ci guardiamo un attimo in silenzio, come a chiederci "E adesso che facciamo?", l'intruso sgattaiola via e scappa in strada. Noi lo seguiamo. La mia amica lo rincorre e grida "Al ladro! Al ladro! Fermatelo!". Anche io vorrei farlo, ma è come se non avessi voce. Comunque poco dopo arriva la polizia e lo sconosciuto viene catturato. Adesso mi sento più tranquilla.

263. Torno a casa e, sento che c'è qualcosa che non va (non so cosa), temo che sia entrato qualcuno. Mi guardo un po' intorno, tutto sembra a posto, pare che ci sia solo io a casa. Però non sono a mio agio. Anche se apparentemente sembra tutto normale, io ho ancora paura.

Interpretazione

Il caso ha voluto che i suoi due sogni capitassero proprio subito dopo quello che ho appena interpretato. Non ho altro da fare, pertanto, che invitarla a leggere quanto ho scritto sopra.

10 novembre 2012

Sogno n. 261


Ricevo e pubblico:

Girovagando per i vari siti ho trovato il tuo che mi è sembrato subito molto interessante, tanto che ti chiedo un parere su un mio sogno che ricorre da qualche tempo. Cosa può significare? Grazie in anticipo per la tua risposta.

Sono in casa e mi accorgo che qualcuno (un ladro o un delinquente) cerca di entrare. Allora corro a controllare porte e finestre e ne trovo immancabilmente qualcuna ancora aperta. Corro sperando di arrivare in tempo a chiuderle tutte. A questo punto, di solito, mi sveglio in preda a una forte ansia.

Interpretazione

I significati possibili sono due
  • Paura di essere violata sessualmente. 
  • Paura che un contenuto inconscio, avvertito come pericoloso, possa irrompere nell'area della coscienza superando le difese approntate per bloccarlo.  
Il guaio è che queste benedette difese sono sempre e comunque insufficienti, non riescono mai a farci sentire del tutto sicuri, cioè a garantirci totalmente nei confronti del pericolo rappresentato da certe emozioni che spingono per emergere a livello della coscienza.

Nei casi in cui questo blocco completo ha successo sul piano psichico, le emozioni si scaricano sul piano somatico sotto forma di malattie psicosomatiche, quelle malattie che oggi anche la medicina riconosce ed ammette, almeno quella più moderna e aperta.

La mia risposta è molto generica, lo so, ma il significato specifico di questo tipo di sogni può essere trovato soltanto compiendo un lavoro sistematico sui propri sogni, cioè grazie ad una psicoterapia vera e propria. Lo ripeto sempre.

Voglio ribadire ancora una volta che un sogno isolato è come la tessera di un mosaico il cui contenuto si va precisando solo mano a mano che il lavoro procede e si aggiungono nuove tessere.

Il più delle volte, i sogni di ladri sono fatti dalle donne e questo fa pensare che il loro significato più probabile sia quello che si riferisce alla sfera sessuale. Per le donne, infatti, vale l'equazione SESSO = ESSERE PENETRATE. Se la donna desidera essere penetrata, allora per lei SESSO = PIACERE. Se invece la donna rifiuta la penetrazione per un motivo qualsiasi, allora per lei SESSO = PAURA, VIOLENZA. Da qui nascono i sogni femminili di ladri che si introducono in casa, di assassini che inseguono con un "coltello" in mano, ecc.

Voglio precisare che mi riferisco ad un particolare rifiuto della penetrazione, quello che agisce a livello inconscio e che può avere le sue cause, per esempio, nei motivi illustrati nel sogno n. 268. 

I ladri fanno paura proprio perché ENTRANO nelle case contro la volontà di chi ci abita. 

Ti consiglio di rileggere i sogni nn. 64 e 65.

I sogni di ladri sono molto frequenti, come puoi constatare leggendo i due che seguono.

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Dopo la pubblicazione di questa interpretazione la sognatrice mi ha scritto quanto segue:

"Ho letto l'interpretazione del mio sogno e ti ringrazio. Dato che sul piano sessuale ho un rapporto molto soddisfacente col mio partner, penso che sia giusta la seconda ipotesi, quando alludi cioè a un contenuto inconscio che temerei "possa irrompere nell'area della coscienza". Non so di cosa si tratti, ovviamente, ma leggendo le tue interpretazioni a vari sogni riportati nella tua "bacheca" mi ha colpito molto vedere che quello che si teme, poi si rivela spesso essere qualcosa di positivo, se non di prezioso".

Positivo e prezioso risulta sicuramente l'effetto FINALE. Quello immediato può essere un po' sgradevole sul momento, ma dura poco e in ogni caso si scopre essere molto meno drammatico di quanto si fosse temuto. Mi riferisco, si capisce, solo a quanto avviene nell'ambito di una psicoterapia. Il terapeuta, infatti, è in grado di valutare se, quando e in che misura proporre una determinata interpretazione. In questa valutazione gioca un ruolo determinante la solidità dell'Io del paziente. Se l'Io è debole, compito primario è lavorare per rafforzarlo

"Allora mi chiedo: questo contenuto inconscio che temo è davvero pericoloso per il mio equilibrio psicologico o sono io che, reputandolo tale, lo allontano".

Tu lo allontani perché inconsciamente lo consideri inaccettabile e, in quanto tale, pericoloso per il tuo equilibrio psichico o, più semplicemente, per l'immagine che hai di te stessa. 

"Ora, questo pericolo è OGGETTIVO o soltanto IMMAGINATO?". 

Dipende dal tipo di paziente che si ha in cura:  se si ha a che fare con uno psicotico, il pericolo è oggettivo;  nel caso dei nevrotici, invece, si può dire che è sempre immaginato. Ci sono, poi, pazienti che stanno sulla linea di confine tra le due categorie, anche con questi è meglio abbondare in cautela. 

"Potrebbe essere un aspetto di quella che tu chiami "Ombra", o qui l'Ombra non c'entra nulla?".

C'entra eccome, è proprio di lei che stiamo parlando! A chiamarla OMBRA, comunque, non sono io ma Jung.

Come mai lei preme continuamente per "entrare"? Perché è la sua natura intrinseca, perché è fatta di PULSIONI e pulsione significa SPINTA, in tedesco "Trieb", direbbe Freud.

Leggi il sogno n. 265 che è molto esplicativo a questo proposito.

"Come potrei superare la paura e accettare di far entrare questo "ladroin casa cioè nel regno della consapevolezza? Dato che non so molto di psicologia, magari sorriderai per questa mia domanda, comunque ti ringrazio in anticipo per la risposta e ti faccio molti auguri per la tua attività di terapeuta".

Mi hai anticipato, in effetti ho sorriso davvero perché il superamento di quella paura rappresenta il traguardo al quale tende il lavoro quotidiano di ogni psicoterapeuta che lavori con le stesse tecniche che uso io. Ti ringrazio per gli auguri e li ricambio di tutto cuore.


31 ottobre 2012

Sogno n. 260



Ricevo e pubblico:

Ciao, qualche giorno fa ho fatto un sogno che mi ha molto colpito e ho pensato che l'interpretazione di un esperto potrebbe aiutarmi a capire qualcosa di più di me. Ti premetto che mi trovo in un momento di smarrimento per quanto riguarda il mio lavoro da impiegata. Ti ringrazio se vorrai interpretarlo, immagino che sia molto difficile senza sapere niente di più dell'autore. Saluti e complimenti per il servizio che offri, così utile ed interessante. Dunque, ecco il sogno.

Vengo a sapere dai miei superiori che mi hanno retrocesso di livello aziendale (cosa che nella realtà sarebbe impossibile). Allora decido di andare a protestare con l'ufficio del personale. Per arrivarci devo prendere un ascensore che parte dall'interno di una chiesa. In questa chiesa c'è molta gente che prega e canta e che mi guarda con riprovazione perché vengo in chiesa per motivi diversi dal pregare.
Aspettando l'ascensore, so di dover arrivare all'ultimo piano di un palazzo altissimo. A quel punto mi ricordo che percorrere in ascensore gli ultimi piani è molto pericoloso, l'ascensore può cadere. Allora decido di prendere l'ascensore fino ad un certo piano e poi fare gli ultimi a piedi. Ma a quel punto mi rendo conto che l'ascensore può arrivare in posti diversi dello stesso palazzo (come se potesse spostarsi in orizzontale oltre che in verticale) e io non so dove comincia la scala che porta all'ultimo piano. Rimango davanti all'ascensore senza sapere cosa fare.

Interpretazione

Hai ragione, è molto difficile e spesso addirittura impossibile interpretare un sogno non sapendo niente della persona che l'ha fatto. Nel tuo sogno, comunque, ci sono alcuni elementi che possono essere ricondotti a significati di carattere generale, vale a dire che prescindono dal tuo caso personale. Cercherò di metterli in evidenza rinunciando a cercare il significato globale del sogno.


  • I "superiori" che stanno all'ultimo piano di un palazzo altissimo fanno pensare ad un Super-Io molto severo, che domina dall'alto e che è irraggiungibile, ingiusto, eccessivamente punitivo.
  • L'altra faccia del Super-Io potrebbe essere un padre che possiede le sue stesse caratteristiche.
  • Vorresti ribellarti e protestare per il trattamento ingiusto che hai ricevuto, ma non trovi il sostegno della figura materna che, anzi, ti disapprova (per comprendere l'associazione Madre-Chiesa, pensa all'espressione corrente "nostra MADRE chiesa"). Forse hai una di quelle madri all'antica, tutte chiesa e sottomissione.
  • Avverti che la tua decisione di andare a protestare comporta rischi molto seri e che a nulla valgono gli stratagemmi da te escogitati.  La conclusione è che resti SENZA FARE NIENTE e senti di essere in una posizione di stallo.

Ho già incontrato in altri sogni lo stesso comportamento bizzarro che l'ascensore ha nel tuo. È molto probabile che stia ad indicare la presenza di una comunicazione problematica tra il "sotto" ed il "sopra" della tua psiche, tra l'inconscio e la coscienza..

Non so dirti di più.

20 ottobre 2012

Sogno n. 259


Durante la seduta il mio analista si toglie i pantaloni e resta in mutande. Sono bianche, di tessuto e  a calzoncini. Non si tratta di un tentativo di approccio sessuale, è un gesto professionale, lui vuole che io prenda contatto con le sensazioni prodotte in me dall'idea dell' uomo-padre-dotato-di-sesso

Me la do a gambe, scappo e provo il panico, la paura ultima e più grande.

Interpretazione

Le sottolineature sono della paziente e mettono bene in evidenza l'intensità della reazione emotiva prodotta in lei dall'idea sconvolgente dell'UOMO-PADRE-DOTATO-DI-SESSO.

Oramai fa parte della cultura generale l’idea che l'analista sia associabile alla figura del padre.

Per quale motivo, allora, la paziente era così sconvolta dal sesso del padre che, oltretutto, nel sogno era soltanto implicito visto che c'erano pur sempre delle mutande a coprirlo? Molte persone non credono nel complesso di Edipo, ma vogliamo considerare, almeno come semplice ipotesi, che lei fosse spaventata non tanto dal sesso del padre quanto da tutto quello che inconsciamente ci aveva costruito attorno con le sue fantasie incestuose?

Che lei fosse rimasta attaccata morbosamente al padre, morto 20 anni prima, lo dimostra il sogno n. 193 che definire macabro è troppo poco. Ripeto spesso che Federico Fellini, come creatore d’immagini, era solo un principiante in confronto all'inconscio e alla sua inesauribile capacità di  proporre a getto continuo immagini sempre nuove e dense di significato come quelle abitualmente contenute nei sogni.

Il panico da lei provato era stato così totale che a fugarlo non era bastata nemmeno la consapevolezza che l'analista fosse animato solo da spirito professionale cioè da finalità esclusivamente terapeutiche. 

Consentitemi di chiudere con una osservazione scherzosa e frivola. Con molta probabilità un uomo non avrebbe sognato che le mutande erano bianche, di tessuto e a calzoncini. Non lo avrebbe sognato semplicemente perché non lo avrebbe notato. Lei invece, in quanto donna, pur trovandosi a vivere quel po' po' di marasma emotivo, trova il modo di notare nell'abbigliamento dell'analista ben tre caratteristiche estetiche  :-)


10 ottobre 2012

Sogno n. 258


Ero nel dormiveglia e mi accorgevo di avere messo l'indice e il medio a forbice e di averli appoggiati alla base del pene. Il gesto era quello abituale per me, cioè collegato all'idea di tagliarmi il pene. Questa volta, però, c'era una novità, provavo immediatamente un forte sentimento di repulsione, tanto da levare le dita di scatto.

Interpretazione

Il dormiveglia rappresenta la fase di passaggio dalla veglia al sonno o viceversa. In quei momenti possiamo avere pensieri, sensazioni e immagini che sono un mix di coscienza e di inconscio, con prevalenza di quest'ultimo. Ecco perché nelle sedute di analisi possiamo utilizzare anche quel tipo di materiale (immagini ipnagogiche).


Su questo "quasi-sogno" ci sarebbe da scrivere molto, ma mi limiterò all'essenziale. La persona in questione, in passato aveva avuto diverse volte la fantasia di tagliarsi il pene e aveva cercato di immaginare come si sarebbe sentito dopo. A spingerlo a fare tale fantasia non erano dei sensi di colpa e il conseguente desiderio di autopunirsi, era piuttosto una curiosità che lo solleticava parecchio. Si sarebbe potuto pensare a delle tendenze omosessuali, ma non sembrava questo il caso. Lui avvertiva vagamente che, dopo, sarebbe stato "meglio". 

Lavorando a lungo su questo materiale, l'ipotesi più attendibile che emerse fu che per lui "tagliarsi il pene" era come dimettersi da un incarico troppo gravoso, troppo impegnativo, tanto è vero che in precedenza aveva fatto un altro sogno in cui, pur essendo proprietario di un grande palazzo antico, dormiva abitualmente nel porticato come un barbone (vedere il sogno n. 24).

Per lui, insomma, evirarsi significava arrendersi anziché sopportare la fatica e il rischio che il combattere comporta. L'arrendersi era quindi associato all'idea di un vivere più facile, più comodo, più sicuro. Ecco perché quella fantasia lo intrigava tanto. Era pertanto evidente che avrebbe continuato a coltivare quella fantasia fintantoché l'avesse associata al pensiero-sensazione: EVIRATO È BELLO.

In ogni modo, in questo sogno facevano la loro comparsa una novità e un però. Adesso la curiosità e l'attrazione erano state sostituite da un forte sentimento di REPULSIONE. Adesso non desiderava più DIMETTERSI. Come conseguenza, nella vita da sveglio cominciò a comportarsi diversamente, era più grintoso, aveva abbandonato l'atteggiamento dello sconfitto per "scelta propria” ed era deciso a giocarsi tutte le carte che aveva in mano.

Fino a che punto sarebbe arrivato? Solo la vita vissuta avrebbe dato una risposta a questa domanda. La cosa importante per ognuno di noi, del resto, non è dove si arriverà, ma riuscire a usare tutto il carburante che si ha in dotazione. Poi chi vivrà vedrà....

30 settembre 2012

Sogno n. 257


Ero in un bar. Un tizio diceva al proprietario che doveva avere coraggio, che ce l'avrebbe fatta. Diceva che lui aveva fatto i soldi proprio così, mettendo insieme tanti pezzetti di terra, uno dopo l'altro. Possedeva infatti tanti piccoli pezzi di terra. Aveva iniziato possedendone già qualcuno, poi aveva comprato gli altri, uno per volta. 

Quello che diceva il tizio ottimista non mi convinceva molto, ma cercavo ugualmente di pensare che fosse possibile. Non mi veniva spontaneo, però, dovevo fare opera di persuasione nei miei confronti.

Interpretazione

Il sognatore era un paziente che, come molti, si era rivelato assai "impaziente", avrebbe voluto ottenere il risultato della terapia TUTTO IN UNA VOLTA. È facile convenire che questo sarebbe bello, ma purtroppo non è possibile. Più di una volta lo avevo fatto presente a questa persona che però mi aveva sempre ascoltato con una semplice attenzione cortese, senza mostrare vera convinzione. Lo stesso scetticismo ora compariva anche nel sogno, tanto da indurre a pensare che non fosse cambiato niente rispetto alla situazione da sveglio. Ma, forse, non era proprio così, qualcosa di nuovo nel sogno c'era, vale a dire il proposito di "cercare ugualmente di pensare che fosse possibile", la convinzione di dover fare opera di persuasione nei propri confronti. Non è molto, ma è l'inizio del cambiamento.

Cambia scena (nello stesso sogno)

Incontravo un tizio che mi ricordava che nel pomeriggio avevo un appuntamento con lui. Me ne ero dimenticato, ma cercavo di far vedere che non era così. Dicevo che gli avrei fatto trovare la lettera pronta oppure l'avrei buttata giù davanti a lui, con l'aria di chi aveva già lavorato sul suo problema. Avevo però il timore di non riuscire a convincerlo e che si rendesse conto che il mio era solo un espediente, una cosa abborracciata lì per lì.

Interpretazione

Anche qui possiamo rilevare un atteggiamento nuovo rispetto al comportamento messo in atto dal sognatore nella vita da sveglio. Aveva sempre cercato di sopperire alla mancanza di un solido progetto di vita con il frequente ricorso agli espedienti, ai mezzucci, alle soluzioni trovate all'ultimo momento, quindi abborracciate.

Fino ad allora era stato convinto che quello fosse un modo di vivere che "funziona". Adesso invece questa sicurezza cominciava a sgretolarsi e veniva colto dal dubbio che potessero fallire i tentativi di mascherare le sue inadeguatezze facendo ricorso alle furberie da quattro soldi.

Come dicevo sopra, nel sogno non c'è ancora il cambiamento vero e proprio però c'è il suo presupposto cioè l’idea che le strategie adottate fino a quel momento non funzionano. La prima condizione per poter cambiare i comportamenti che risultano dannosi per noi (e che mettiamo in atto senza rendercene conto) è scoprirli, rendercene conto, farli diventare coscienti. Fatto questo primo passo è molto probabile che seguano anche quelli successivi poiché un conto è essere convinti che un certo modo di vivere "funziona", un altro conto è scoprire che ci danneggia. In ogni caso, quel primo passo è indispensabile compierlo e il mio paziente lo aveva compiuto nella maniera più promettente, con un sogno cioè a livello inconscio, con un esplicito messaggio inviato alla coscienza.

22 settembre 2012

Sogno n. 256


Stavo in piedi ed ero molto vicino ad un piccolo vulcano che era alto circa un metro e mezzo. Nel cratere c'era della lava in ebollizione. Io riuscivo a vedere la luce che dall'interno del vulcano veniva riflessa in alto, le scintille e il fuoco che venivano fuori dal vulcano.

Ero molto calmo e stavo a guardare lo spettacolo con interesse e senza timore. Prima di allora non ero mai stato vicino ad un vulcano.

Interpretazione

Abbiamo già avuto modo di vedere in molte occasioni quanto sia grande il timore di avvicinarsi ai conflitti emotivi che a livello inconscio si agitano dentro di noi e abbiamo anche visto che il simbolo del vulcano è uno dei più adatti per esprimere la sensazione di minaccia incombente, sempre pronta ad esplodere in qualsiasi momento.

Qui, invece, fa la sua comparsa la tendenza opposta ed io, in quanto terapeuta, la apprezzo tanto più in quanto si tratta dello stesso paziente del sogno n. 229 che pertanto vi invito a rileggere.

Rileviamo anzitutto la DIMENSIONE del vulcano che è appena di un metro e mezzo. Nessuno può avere paura di un vulcano così, di un vulcano in formato "bonsai". Infatti il paziente non ha paura, anzi, è molto calmo e guarda lo spettacolo perfino con interesse, tanto è vero che sta molto vicino al vulcano. Si tratta di una situazione mai sperimentata prima e il sognatore non manca di rilevarlo.

Pensate che sia troppo arrischiato attribuire alla psicoterapia questo nuovo modo di rapportarsi con i propri contenuti emotivi?

16 settembre 2012

Sogno n. 255


Quello che segue non è un sogno ma un flash mentale avuto da una mia paziente. Lo inserisco in questa raccolta perché un flash è assimilabile ad un sogno  - con tutto quello che ne consegue - a patto che sia davvero non "costruito". Quando possiede questa caratteristica, il flash compare improvvisamente sul palcoscenico dell'attenzione e si impone alla coscienza grazie ad una evidenza intrinseca che prescinde da ogni RAGIONAMENTO. Tale sua caratteristica ci consente di considerarlo proveniente dall'area dell'inconscio e per tale motivo assimilabile ad un sogno.

La paziente in questione era in analisi da diversi anni perciò aveva imparato a distinguere bene le "masturbazioni mentali" dai flash genuini.

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Mentre leggevo una pagina del libro di Marie Cardinal "Le parole per dirlo", ho avuto il seguente flash.

Vado alla mia solita seduta di psicoterapia, ma questa volta voglio fare uno scherzo al mio analista. Appena entro lo saluto poi comincio ad inveire contro di lui dicendo che mi ha proprio stufato, che non voglio più ascoltare le sue frasi fatte e le sue parole studiate, che non ci capisce un cazzo dei problemi degli altri, anzi è solo capace di complicare loro la vita.

Poi, per impaurirlo ancora di più, tiro fuori una pistola e gliela punto contro continuando ad inveire contro di lui. So benissimo che la pistola è scarica, ma godo tantissimo nel vedere la sua faccia atterrita. Una volta tanto sono io ad avere il coltello dalla parte del manico. Questa volta sarà lui a subire. Poi, quando mi rendo conto di averlo impaurito per bene, gli confesso tutto e mi siedo sulla solita poltrona. Però vengo redarguita con parole molto dure e questo mi fa soffrire moltissimo, mi sento abbandonata da lui, così gli chiedo scusa per avere il suo perdono. Non posso sopportare che sia così arrabbiato con me.

Interpretazione

Il primo pensiero che viene in mente leggendo queste parole è che la paziente sente l'analista (cioè me) come saccente, poco empatico, incompetente e spocchioso. Se così fosse la questione sarebbe abbastanza semplice, anche se non molto lusinghiera per me, e tutto sommato non varrebbe nemmeno la pena di riferirla qui. Ma dietro il significato apparente forse ce n'è un altro - come nei sogni - che vale la pena di ricercare.

Questa paziente, intanto, veniva da me già da diversi anni, come ho già detto. È verosimile pensare che avesse sopportato per così tanto tempo un analista talmente "negativo" sotto ogni punto di vista?

Vediamo un po', cerchiamo di andare oltre le apparenze:  lei voleva ferire il mio amor proprio, voleva mettermi PAURA,  inveiva contro di me, GODEVA tantissimo nel vedere la mia faccia atterrita e nel vedermi nella parte di chi SUBISCE. Soprattutto sentiva che, una volta tanto, ERA LEI CHE AVEVA IL COLTELLO DALLA PARTE DEL MANICO. Qui è facile notare subito che il coltello assolve alla sua funzione PENETRANDO.

Credo che le ultime parole ci forniscano la chiave interpretativa giusta:  fino a quel momento lei aveva vissuto il rapporto con me in termini di POTERE, aveva visto in me quello che COMANDAVA, quello che SAPEVA, quello che la costringeva in un ruolo PASSIVO, quello che poteva permettersi il lusso di essere SICURO di sé.

Tutte queste cose lei avrebbe voluto possederle ma, sentendo di non averle, le INVIDIAVA in me e soffriva per questo, alimentando contemporaneamente in sé un forte desiderio di RIVALSA che aveva soddisfatto nel flash. Ma questo solo fino al momento in cui era riaffiorato l'atteggiamento infantile della bambina che non sopporta di vedere il papà-analista arrabbiato e chiede perdono per non essere abbandonata.

L'ipotesi che il suo rapporto con gli uomini fosse dominato dal desiderio di esercitare il POTERE su di loro, trova una convincente conferma nel comportamento che lei metteva in atto quando era corteggiata da uomini ai quali si sarebbe concessa volentieri, ma ai quali: si negava sessualmente perché, diceva, "Una volta che mi sono concessa non mi resta più niente in mano per farli stare ai miei piedi, per comandarli".

E di quale oggetto POTENTE si era servita per esercitare il POTERE su di me mettendomi paura? Si era servita di una PISTOLA. Non credo ci sia bisogno di molte parole per dimostrare il simbolismo fallico di una pistola e la possibile ragione di questa sua scelta.

È molto difficile che una donna possa avere orgasmi soddisfacenti durante il rapporto sessuale con un uomo finché desidera possedere lo STESSO tipo di potere che ha l'uomo cioè quello di PENETRARE e PROIETTARE (pistola-proiettile, pene-sperma).

Mentre lavoravamo su questo flash, infatti, la paziente ha mormorato come se parlasse a se stessa: "Ho sempre creduto di essere capace di avere orgasmi senza problemi, ma forse io non so cosa sia un orgasmo vero perché non l'ho mai avuto. Fino all'ultimo momento, infatti, sono cosciente di tutto quello che accade attorno a me, anche di una mosca che cammina".

Aggiungiamo anche che una donna la quale inconsciamente associa il pene ad una PISTOLA non si trova nella condizione migliore per ottenere il pieno godimento sessuale quando fa l'amore con un uomo.

A volte il paziente è contento che il suo analista sia bravo, ma nello stesso tempo lo invidia e gli porta rancore perché lui possiede proprio quelle qualità che anche lui vorrebbe avere ma non ha, cioè la Conoscenza, il Potere, l'Equilibrio, la Salute, la Sicurezza, ecc.

A dimostrazione del fatto che una donna può INVIDIARE il proprio analista e desiderare di AGGREDIRLO-FERIRLO-UMILIARLO, vi racconterò un fatto che mi risulta personalmente. Molti anni fa, una donna che conoscevo seguiva un'analisi che pesava notevolmente sul bilancio familiare, ma non raccontava mai i suoi sogni all'analista e se li faceva interpretare da me, per amicizia. Quando le chiesi la ragione di questo  suo strano comportamento, mi rispose testualmente: "Mica sono scema, io da lui ci vado solo per dimostrargli che è una testa di cazzo!".

Ultima notazione: la paziente ha avuto il flash mentre stava leggendo il libro "Le parole per dirlo" in cui la sensazione di DEBOLEZZA-VULNERABILITA' provata da alcune donne è descritta in modo stupendo.

Probabilmente le mie argomentazioni non avranno convinto tutti quelli che mi hanno letto fin qui. Me ne dispiace ma la mia coscienza professionale, quando la paziente mi ha raccontato questo flash, è rimasta tranquilla. Il seguito positivo dell'analisi dimostrò che poteva permetterselo.